Abolizione del canone speciale RAI

abolizione del canone speciale rai

Tutti insieme per salvare il settore turistico, che il covid ha letteralmente messo in ginocchio. Anche la Rai scende in campo per offrire il suo aiuto ad uno dei settori di punta e di vanto del nostro paese e della nostra economia, ridotto a pezzi dall’emergenza sanitaria. Un evento atteso da tempo: l’abolizione del canone speciale rai

Il Decreto Sostegni ha mostrato ampiamente i suoi limiti per i ristori alle imprese del settore. Tuttavia, lo stesso decreto ha stabilito l’abolizione di una gabella, che appare ingiusta in un periodo delicato, come quello della pandemia. Stiamo parlando del canone Rai che le strutture turistiche ricettive e pubblici esercizi devono pagare all’emittente televisiva nazionale.

 

Abolizione del canone speciale rai: piccola conquista in un periodo buoi

 

Il presidente provinciale di Confesercenti Ino Bonello ha dichiarato, in merito, che infine a Roma hanno ascoltato le richieste di aiuto che venivano dagli attori del settore turistico. Infatti, gli esercenti che detengono uno o più apparecchi per la ricezione delle trasmissioni radio televisive in esercizi pubblici, in locali aperti al pubblico o comunque fuori dell’ambito familiare, dovevano versare il canone Rai speciale.abolizione del canone speciale rai
Anche Roberta Minutolo, presidente provinciale di Aigo Confesercenti esprime la sua opinione, riguardo questa piccola ma essenziale conquista. La Minutolo ha dichiarato che la pandemia ha costretto alla chiusura delle attività turistiche, le quali sono state comunque obbligate al pagamento del famigerato canone speciale per le televisioni in dotazione alle strutture ricettive. Da mesi, a gran voce, se ne chiedeva l’abolizione.

Dello stesso parere è anche Scibilia Sergio, segretario provinciale di Confesercenti, che l’ha definita una gabella ingiusta e punitiva, che è stata finalmente eliminata. Una tassa che non godeva di buona fama neppure prima del Covid. Lo Stato prevede spese diverse per i pubblici esercizi rispetto a quelle delle famiglie italiane. Gli operatori del settore la consideravano una presa in giro, oltre che un furto legalizzato da parte dello Stato. I titolari degli esercizi aperti al pubblico la consideravano come una tassa sul non lavoro.

Dunque le associazioni di categoria hanno ottenuto una piccola vittoria. Tale vittoria si configura come un segnale importante in un momento particolarmente difficile. Le iniziative per risollevare le sorti del settore turistico si susseguono tra alti e bassi. Mentre i lavori procedono, gli operatori del settore arrancano ma no  si arrendono. Presto questo periodo buoi passerà e solo allora sapremo se tutti gli sforzi avranno sortito il loro effetto.